Stazione Centrale, Milano. Binario 21. Immaginate centinaia di persone rinchiuse come animali in uno spazio limitato, poco igienico e privo di illuminazione. Questo accadeva sul Binario 21, che tuttora sorge nel luogo in cui tra il 1943 e il 1945 centinaia di ebrei, dopo essere stati rastrellati, furono caricati su vagoni merci diretti a Auschwitz-Birkenau. All’interno di uno di questi convogli, per la precisione il n°6, c’era anche Liliana Segre, insieme ad altre 605 persone: solo 22, tra cui lei stessa, riuscirono a tornare a casa. Oggi come monito rimangono i nomi dei deportati, incisi su un muro come graffi di dolore.

Liliana Segre: "caricati come merci”

La superstite Liliana Segre partì con il padre all’età di tredici anni il 30 gennaio 1944. “La stazione Centrale – ha raccontato la neosenatrice – era il posto dal quale eravamo soliti partire per la montagna o per il mare. Quel giorno, invece, fummo caricati come merci e, dai sotterranei, spediti verso destinazione ignota. Il ricordo del giorno in cui fui deportata con mio padre e con tante altre persone innocenti rievoca in me lo stupore enorme di una ragazzina che, partita tante volte da quella stessa stazione per le vacanze, in quell';occasione veniva invece spinta con violenza per essere caricata sui vagoni con direzione Auschwitz.

Memoriale della Shoah: ridare voce a chi non è tornato

Se la violenza fu terribile, lo fu ancora di più; l'indifferenza. Vorrei che a proposito di questa tragedia ci si ricordasse non solo dei sopravvissuti, ma soprattutto di chi non è più tornato ed è morto senza ricevere una degna sepoltura, unicamente per la colpa di essere nato ebreo. Proprio nel Memoriale della Shoah dal 2015 sono stati accolti dalla Comunità di Sant'Egidio oltre 7500 profughi, a cui sono stati dati un letto e pasti caldi. La nascita del Memoriale, oggi, restituisce, almeno in parte, "la voce a chi non è più tornato a casa"